Camilla ha sospeso il suo esilio. Il salvacondotto che le ha permesso di tornare nella capitale è il Grande Esame che affronterà giovedì e che la terrorizza.
Dunque sono ferme le riflessioni sulla popolazione indigena, causa interruzione di osservazioni. Nel frattempo Camilla tormenta familiari e amici con attacchi di paranoia e nevrosi sparse.
Nel frattempo, per meglio riprendere la sua attività dal prossimo lunedì, Camilla ha deciso di inserire un piccolo sondaggio per sapere cosa più interessa al suo lettore medio.
Si augura solo che non siate troppo cattivi con lei.
mercoledì 25 giugno 2008
De trasportibus
O come riuscire ad avere il jet-leg sulla tratta Roma-Milano.
Tutte le strade del mondo porteranno a Roma. Ma tutti i treni d'Italia passano su un solo binario. Interessante scoperta fatta da Camilla, esploratrice del trasporto pubblico, applicato all'efficienza meneghina.
Lunedì Camilla torna a Roma. Approfitta dei meravigiosi cinque giorni di permesso per superare il Grande Esame e rintanarsi nella casa di famiglia per il rush finale. Verso le 18,30 arriva alla stazione pronta a prendere il treno che sospenderà temporaneamente il suo esilio. Orario previsto di arrivo: 23,30.
Niente presagi nefasti all'orizzonte. Né voli di uccelli in senso avverso né interiora di pollo poco benevole. Solo il tabellone delle partenze che le comunica sottilmente l'ipotesi di qualche disfunzione: tutti i treni portano almeno mezz'ora di ritardo. E mentre Camilla guarda, il numeretto accanto al treno diventa 40, 50 , un'ora. Fino a che miracolosamente compare il numero del binario.
Camilla, per inciso, indossa le Scarpe Quelle del Primo Acquisto. Che sono tanto belle ma un po' strettine. E visto che doveva passare quattro ore a mezza in treno seduta ha pensato bene di farle allargare un po'. E dopo un'ora abbondante in piedi, con due zainoni sulle spalle, inizia a chiedersi cosa le sia passato per la mente.
Verso le undici di sera Camilla è all'altezza di Bologna e inizia a desiderare dei cerotti per i piedi. A mezzanotte e quaranta è a Firenze. Quando è passata da un po' l'una di notte e il treno sembra aver preso lo svincolo per qualche zona parallela dell'universo dimenticata dalle leggi dello spazio-tempo, la rivelazione. Camilla socializza con una controllora, sollevata dall'approccio amichevole perché terrorizzata che possa essere sbranata viva dai pochi passeggeri ancora in vita.
Niente mucche. Niente processioni sui binari. Niente incidenti o apocalissi concentrate sulla tratta Nord-Sud.
Solo la rottura di tutti i binari (??) in entrata nella stazione milanese, tranne uno, in ingresso e in uscita dalla stazione.
Camilla alle due e mezza di notte, finalmente a casa, si è chiesta se non è meglio un piccolo insieme di disfunzioni quotidiane a cui tutto sommato ci si può abituare, o una mini apocalisse random che nel mezzo dell'efficienza totale ti piomba in testa e se ne va come se niente fosse e ti scombussola il ciclo di sonno per tre giorni (Camilla si sta riprendendo solo oggi).
Tutte le strade del mondo porteranno a Roma. Ma tutti i treni d'Italia passano su un solo binario. Interessante scoperta fatta da Camilla, esploratrice del trasporto pubblico, applicato all'efficienza meneghina.
Lunedì Camilla torna a Roma. Approfitta dei meravigiosi cinque giorni di permesso per superare il Grande Esame e rintanarsi nella casa di famiglia per il rush finale. Verso le 18,30 arriva alla stazione pronta a prendere il treno che sospenderà temporaneamente il suo esilio. Orario previsto di arrivo: 23,30.
Niente presagi nefasti all'orizzonte. Né voli di uccelli in senso avverso né interiora di pollo poco benevole. Solo il tabellone delle partenze che le comunica sottilmente l'ipotesi di qualche disfunzione: tutti i treni portano almeno mezz'ora di ritardo. E mentre Camilla guarda, il numeretto accanto al treno diventa 40, 50 , un'ora. Fino a che miracolosamente compare il numero del binario.
Camilla, per inciso, indossa le Scarpe Quelle del Primo Acquisto. Che sono tanto belle ma un po' strettine. E visto che doveva passare quattro ore a mezza in treno seduta ha pensato bene di farle allargare un po'. E dopo un'ora abbondante in piedi, con due zainoni sulle spalle, inizia a chiedersi cosa le sia passato per la mente.
Verso le undici di sera Camilla è all'altezza di Bologna e inizia a desiderare dei cerotti per i piedi. A mezzanotte e quaranta è a Firenze. Quando è passata da un po' l'una di notte e il treno sembra aver preso lo svincolo per qualche zona parallela dell'universo dimenticata dalle leggi dello spazio-tempo, la rivelazione. Camilla socializza con una controllora, sollevata dall'approccio amichevole perché terrorizzata che possa essere sbranata viva dai pochi passeggeri ancora in vita.
Niente mucche. Niente processioni sui binari. Niente incidenti o apocalissi concentrate sulla tratta Nord-Sud.
Solo la rottura di tutti i binari (??) in entrata nella stazione milanese, tranne uno, in ingresso e in uscita dalla stazione.
Camilla alle due e mezza di notte, finalmente a casa, si è chiesta se non è meglio un piccolo insieme di disfunzioni quotidiane a cui tutto sommato ci si può abituare, o una mini apocalisse random che nel mezzo dell'efficienza totale ti piomba in testa e se ne va come se niente fosse e ti scombussola il ciclo di sonno per tre giorni (Camilla si sta riprendendo solo oggi).
lunedì 23 giugno 2008
Sentirsi esseri umani
Da quando la Grande Agenzia Giornalistica ha deportato Camilla a Milano, le si è aperto un mondo inaspettato di privilegi, a cui ancora stenta ad abituarsi.
A partire dall'Ora di Pranzo, Camilla ha scoperto che esistono i buoni pasto, i rimborsi spese, i contributi, l'assicurazione sanitaria.
Qualcuno ha provato timidamente a spiegare a Camilla che non si tratta di privilegi, bensì di diritti. Camilla allora oggi se ne sta a casa approfittando dei cinque ricchi giorni di permesso per il Grande Esame che deve affrontare venerdì.
Sta solo cercando di superare gli atroci sensi di colpa.
A partire dall'Ora di Pranzo, Camilla ha scoperto che esistono i buoni pasto, i rimborsi spese, i contributi, l'assicurazione sanitaria.
Qualcuno ha provato timidamente a spiegare a Camilla che non si tratta di privilegi, bensì di diritti. Camilla allora oggi se ne sta a casa approfittando dei cinque ricchi giorni di permesso per il Grande Esame che deve affrontare venerdì.
Sta solo cercando di superare gli atroci sensi di colpa.
sabato 21 giugno 2008
Il sabato del villaggio
Camilla sta affrontando il suo primo sabato nella località ostile.
Si è svegliata ed è salita dalla Famiglia-che-la-nutre-e-che-la-ama per il primo pasto della giornata. Mentre il caffè si faceva ha scambiato, come ogni mattina, quattro allegre chiacchiere con il Figlio.
"Non sopporto il sabato e la domenica", ha detto.
"Sono giorni che non servono a niente, solo a fare la spesa, andare alla posta e fare un sacco di cavolate fastidiose".
"Ma usarli per passeggiare per la città, andare al cinema, vedere mostre, girare per i parchi, pranzare con gli amici?", ha provato a chiedere esitante Camilla.
"Sono giorni in cui non si produce nulla", ha risposto il Figlio.
Camilla ha ripensato al buon vecchio Scerbanenco e si è resa conto che qua, nonostante tutti i suoi buoni tentativi e l'affetto da cui è circondata, ahimè, non riuscirà mai ad integrarsi.
Si è svegliata ed è salita dalla Famiglia-che-la-nutre-e-che-la-ama per il primo pasto della giornata. Mentre il caffè si faceva ha scambiato, come ogni mattina, quattro allegre chiacchiere con il Figlio.
"Non sopporto il sabato e la domenica", ha detto.
"Sono giorni che non servono a niente, solo a fare la spesa, andare alla posta e fare un sacco di cavolate fastidiose".
"Ma usarli per passeggiare per la città, andare al cinema, vedere mostre, girare per i parchi, pranzare con gli amici?", ha provato a chiedere esitante Camilla.
"Sono giorni in cui non si produce nulla", ha risposto il Figlio.
Camilla ha ripensato al buon vecchio Scerbanenco e si è resa conto che qua, nonostante tutti i suoi buoni tentativi e l'affetto da cui è circondata, ahimè, non riuscirà mai ad integrarsi.
giovedì 19 giugno 2008
La Metropolitana - 1° tentativo di ostilità
La metropolitana milanese è un gioiello scintillante di una puntualità aliena. Gli indigeni aspettano educatamente quando i vagoni si aprono e l'affollamento è un traumatico ricordo delle trasferte urbane romane.
Camilla aggirandosi in tanta perfezione, si è intestardita nel voler assolutamente trvare difetti, inefficienze, stupidità del trasporto locale. Per giorni, nella tratta casa-lavoro e viceversa si è guardata intorno. Senza successo.
L'altro ieri, l'illuminazione.
Non esistoni gli splendidi cestini di metallo dove si possono prendere i giornali free press e dove poi possono essere rimessi una volta letti. Camilla vagava profondamente soddisfatta della sua scoperta con un numero di 24minuti in mano. Oramai rassegnata, a pochi metri dall'uscita ha visto un normale cestino della spazzatura appoggiato a una colonna e ci ha buttato dentro il giornale.
Ma il destino è un gatto sonnacchioso, che gioca con gli uomini che se fossero gomitoli di lana. Quando si sveglia li srotola e li impiglia. E il destino di Camilla era in agguato dietro la colonna: giallo e mezzo metro più in là, il raccoglitore di giornali la aspettava al varco con il suo colore stinto e un po' scrostato, che metallico rideva di lei.
Camilla aggirandosi in tanta perfezione, si è intestardita nel voler assolutamente trvare difetti, inefficienze, stupidità del trasporto locale. Per giorni, nella tratta casa-lavoro e viceversa si è guardata intorno. Senza successo.
L'altro ieri, l'illuminazione.
Non esistoni gli splendidi cestini di metallo dove si possono prendere i giornali free press e dove poi possono essere rimessi una volta letti. Camilla vagava profondamente soddisfatta della sua scoperta con un numero di 24minuti in mano. Oramai rassegnata, a pochi metri dall'uscita ha visto un normale cestino della spazzatura appoggiato a una colonna e ci ha buttato dentro il giornale.
Ma il destino è un gatto sonnacchioso, che gioca con gli uomini che se fossero gomitoli di lana. Quando si sveglia li srotola e li impiglia. E il destino di Camilla era in agguato dietro la colonna: giallo e mezzo metro più in là, il raccoglitore di giornali la aspettava al varco con il suo colore stinto e un po' scrostato, che metallico rideva di lei.
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martedì 17 giugno 2008
La nebbia
E oggi è il 17 giugno.
Andando alla redazione della Grande Agenzia Giornalistica mentre attraversava Piazza Duomo Camilla oggi si imbattuta in una strana manifestazione meteorologica. Il cielo era grigio ed uniforme. I palazzi in lontananza sfumavano dolcemente, tanto che per un attimo Camilla ha pensato che forse stava ancora dormendo. La scoperta della nebbia estiva è stata commuovente, in una città con 15 gradi. Peccato le sia rimasto solo il desiderio di una spiaggia ad agosto.
Andando alla redazione della Grande Agenzia Giornalistica mentre attraversava Piazza Duomo Camilla oggi si imbattuta in una strana manifestazione meteorologica. Il cielo era grigio ed uniforme. I palazzi in lontananza sfumavano dolcemente, tanto che per un attimo Camilla ha pensato che forse stava ancora dormendo. La scoperta della nebbia estiva è stata commuovente, in una città con 15 gradi. Peccato le sia rimasto solo il desiderio di una spiaggia ad agosto.
lunedì 16 giugno 2008
terd wiik - Internet panik
Camilla ha tante fortune. Non per ultima un grazioso e anonimo vicino di casa che ha una splendida connessione wi-fi a banda larga non protetta.
E Camilla da brava piattola discreta si attacca solo il minimo indisensabile. Giusto per leggere la posta e condividere le proprie paranoie con il suo pubblico.
Ieri sera, già abbastanza traumatizzata perché era appena sbarcata dallo splendido sole romano e aveva trovato 13 gradi con pioggia milanesi, Camilla è entrata in depressione perché ha provato a interfacciarsi con l'universo mondo, scoprendo che la sua connessione non funzionava più tanto bene.
Panico! Panico! Panico! Per fortuna intorno a mezzanotte, un altro buon samaritano della broad band, si è attivato per la gioia di Camilla e dei suoi lettori.
Oggi Camilla ha di nuovo ritrovato la sua splendida connessione scattante e disponibile. Ha visto anche che c'è una stampante collegata. E allora, quando verrà il giorno di mettere fine al suo esilio, manderà in stampa un file di ringraziamenti per il suo anonimo benefattore.
E Camilla da brava piattola discreta si attacca solo il minimo indisensabile. Giusto per leggere la posta e condividere le proprie paranoie con il suo pubblico.
Ieri sera, già abbastanza traumatizzata perché era appena sbarcata dallo splendido sole romano e aveva trovato 13 gradi con pioggia milanesi, Camilla è entrata in depressione perché ha provato a interfacciarsi con l'universo mondo, scoprendo che la sua connessione non funzionava più tanto bene.
Panico! Panico! Panico! Per fortuna intorno a mezzanotte, un altro buon samaritano della broad band, si è attivato per la gioia di Camilla e dei suoi lettori.
Oggi Camilla ha di nuovo ritrovato la sua splendida connessione scattante e disponibile. Ha visto anche che c'è una stampante collegata. E allora, quando verrà il giorno di mettere fine al suo esilio, manderà in stampa un file di ringraziamenti per il suo anonimo benefattore.
Diminutivi
All'Ora di Pranzo Camilla va a mangiare qualcosa in un bistrot con i colleghi. Arriva la cameriera e raccoglie le ordinazioni:
"Per me una piadina"
"Vorrei un risotto"
"Io delle pennette grazie"
"Una lasagnetta"
L'eccesso di diminutivi ha brutalmente ricordato a Camilla, proprio quando iniziava a sentirsi integrata, di essere al Nord
"Per me una piadina"
"Vorrei un risotto"
"Io delle pennette grazie"
"Una lasagnetta"
L'eccesso di diminutivi ha brutalmente ricordato a Camilla, proprio quando iniziava a sentirsi integrata, di essere al Nord
L'Ora di Pranzo
Camilla ricorda le sue prime giornate romane, nelle quali imparava con sofferenza presso la Grande Agenzia Giornalistica le basi del mestiere. Si occupava non meno dieci ore al giorno dei massimi sistemi, tampinava indifferente agli elementi il jet-set delle prime pagine dei giornali (anche se Briatore e la Gregoracci ancora mancano al suo carnet), alzava gli occhi dal computer e si accorgeva che l’ora di pranzo era passata ed era ormai entrata in zona aperitivo.
Camilla allora afferrava il portafogli e scendeva alla tavola calda accanto al portone, afferrava la prima cosa da mangiare e correva di nuovo davanti al suo computer e, tra una forchettata e l’altra, riprendeva a lavorare.
Il primo giorno nella sede suprema della Grande Agenzia Giornalistica Camila conobbe i colleghi. Le parlarono delle sue future mansioni, degli orari di ingresso e di uscita. Ma Camilla, soprattutto, fece la conoscenza dell’ora di pranzo.
“Se sei entrata alle nove allora il tuo turno è alle 13,00. Se invece entri dopo le dieci il tuo turno è alle 14,00”, disse la collega che le stava spiegando le basi.
“Cerca di non metterci più di un’ora, così gli altri possono andare tranquillamente”, aggiunse.
“Un’ora?”, chiese Camilla, certa di non aver capito bene, mentre mesi di tramezzini mozzarella e prosciutto mangiati freddi per non perdere tempo scorrevano psichedelici davanti ai suoi occhi.
“Certo, un’ora. Perché, quanto tempo avevate per la pausa pranzo nella sede periferica della Grande Agenzia Giornalistica”, chiese la collega incuriosita.
“Pausa pranzo?”, fu la nuova risposta di Camilla che per lo shock non riusciva ad articolare più di due parole contemporaneamente.
La collega passò a spiegare il punto successivo.
Nelle due settimane successive durante l’Ora di Pranzo (da oggi devotamente con la maiuscola) Camilla ha passeggiato davanti alle vetrine delle boutique milanesi con un gelato in mano, pranzato in un centro Hare Krishna (facendo incazzare i gestori con la richiesta di un caffè), assaggiato cucina giapponese, cinese, pizza, piadine, insalate di farro. Tutto gustato serenamente e impiegandoci una volta addirittura un’ora e dieci (ma c'era anche un capo tra i commensali).
Camilla allora ripensa a quando qualche Autorità creò, cielo, terra, uomini e animali (non necessariamente in quest’ordine). A quando distrusse Babele e creò le nazioni: i milanesi li fece seri e lavoratori e i romani spensierati e gaudenti.
Camilla si chiede se per caso qualche copista distratto, in una qualche cella buia di un monastero sperduto in un evo lontano, non abbia accidentalmente scambiato nomi e attributi, rovinando irrimediabilmente i rapporti tra i due popoli per i secoli a venire.
Camilla allora afferrava il portafogli e scendeva alla tavola calda accanto al portone, afferrava la prima cosa da mangiare e correva di nuovo davanti al suo computer e, tra una forchettata e l’altra, riprendeva a lavorare.
Il primo giorno nella sede suprema della Grande Agenzia Giornalistica Camila conobbe i colleghi. Le parlarono delle sue future mansioni, degli orari di ingresso e di uscita. Ma Camilla, soprattutto, fece la conoscenza dell’ora di pranzo.
“Se sei entrata alle nove allora il tuo turno è alle 13,00. Se invece entri dopo le dieci il tuo turno è alle 14,00”, disse la collega che le stava spiegando le basi.
“Cerca di non metterci più di un’ora, così gli altri possono andare tranquillamente”, aggiunse.
“Un’ora?”, chiese Camilla, certa di non aver capito bene, mentre mesi di tramezzini mozzarella e prosciutto mangiati freddi per non perdere tempo scorrevano psichedelici davanti ai suoi occhi.
“Certo, un’ora. Perché, quanto tempo avevate per la pausa pranzo nella sede periferica della Grande Agenzia Giornalistica”, chiese la collega incuriosita.
“Pausa pranzo?”, fu la nuova risposta di Camilla che per lo shock non riusciva ad articolare più di due parole contemporaneamente.
La collega passò a spiegare il punto successivo.
Nelle due settimane successive durante l’Ora di Pranzo (da oggi devotamente con la maiuscola) Camilla ha passeggiato davanti alle vetrine delle boutique milanesi con un gelato in mano, pranzato in un centro Hare Krishna (facendo incazzare i gestori con la richiesta di un caffè), assaggiato cucina giapponese, cinese, pizza, piadine, insalate di farro. Tutto gustato serenamente e impiegandoci una volta addirittura un’ora e dieci (ma c'era anche un capo tra i commensali).
Camilla allora ripensa a quando qualche Autorità creò, cielo, terra, uomini e animali (non necessariamente in quest’ordine). A quando distrusse Babele e creò le nazioni: i milanesi li fece seri e lavoratori e i romani spensierati e gaudenti.
Camilla si chiede se per caso qualche copista distratto, in una qualche cella buia di un monastero sperduto in un evo lontano, non abbia accidentalmente scambiato nomi e attributi, rovinando irrimediabilmente i rapporti tra i due popoli per i secoli a venire.
domenica 15 giugno 2008
Letargo
Camilla si scusa se per due giorni è stata lontana da schermi e tastiera.
E' tornata a casa e, provata dall'interazione quotidiana con gli indigeni e le loro strane usanze, negli ultimi due giorni ha dormito più di venti ore.
Adesso si sente un po' come una marmotta: dopo il suo mini letargo è uscita dalla tana e riprenderà a scorrazzare per i ben poco verdi campi milanesi.
E' tornata a casa e, provata dall'interazione quotidiana con gli indigeni e le loro strane usanze, negli ultimi due giorni ha dormito più di venti ore.
Adesso si sente un po' come una marmotta: dopo il suo mini letargo è uscita dalla tana e riprenderà a scorrazzare per i ben poco verdi campi milanesi.
giovedì 12 giugno 2008
Misteri di Google
Camilla è tutto fuoché modesta. Tende a un esibizionismo contenuto e nel suo tempo libero si auto-googla per vedere se il suo impeccabile blog viene menzionato dai motori di ricerca.
Scoperte:
- Negli anni '80 del 1500 è esistita a Venezia una Camilla Orsetta, erborista e guaritrice in aria di stregoneria, che l'ha fatta franca dall'essere bruciata viva con la scusa che si confessava.
- Ogni tanto viene fuori, unica pagina, il post dello sciacquone digitando per l'appunto "sciacquone" & "meccanismo" (la gloria, ah! la gloria).
- Pare esista un libro dal titolo "Come sopravvivere ai milanesi", ma ulteriori informazioni non sono reperibili.
Scoperte:
- Negli anni '80 del 1500 è esistita a Venezia una Camilla Orsetta, erborista e guaritrice in aria di stregoneria, che l'ha fatta franca dall'essere bruciata viva con la scusa che si confessava.
- Ogni tanto viene fuori, unica pagina, il post dello sciacquone digitando per l'appunto "sciacquone" & "meccanismo" (la gloria, ah! la gloria).
- Pare esista un libro dal titolo "Come sopravvivere ai milanesi", ma ulteriori informazioni non sono reperibili.
mercoledì 11 giugno 2008
Tanta voglia di crescere...
martedì 10 giugno 2008
Primo acquisto!

Si chiede solo se non siano un po' coatte.
Happy hour evoluzionistico

L'aperitivo a Milano è una tradizione e questo è dato certo. Che venga organizzato in qualsiasi contesto è ben altra cosa. Camilla passeggiando per le vie della grande città è passata davanti al Parco Nord e ha documentato una parte del programma del secondo Festival della Biodiversità (n.b. giovedì 22 maggio).
Camilla forse ha scoperto che i mediolanensi per invogliare le giovani generazioni indigene a studiare la biologia l'abbinano all'alcool (dopotutto Albert Hofmann era un chimico) e si stupisce del loro ingegno.
Camilla è anche molto soddisfatta di sé perché ha imparato il significato di una nuova parola: erpetologico (ultima data nel programma). L'erpetologia è la scienza che studia rettili e anfibi. Chi di voi lo sapeva?
lunedì 9 giugno 2008
Food Apocalipse
La fredda Milano spaventava Camilla. Le voci intorno alla presenza di una popolazione indigena indifferente la rendevano inquieta.
Camilla, invece, nonstante la sua superbia romana, è stata caldamente accolta da famiglia di amici della mamma che devono aver deciso che qua si sente sola e senza affetto. E Camilla la sera quando torna a casa, infatti, è contenta di aprire la porta e trovare qualcuno che la ascolta e che si interessa alla sua noiosissima giornata nella Grande Agenzia Giornalistica.
La famiglia, per manifestarle il suo incondizionato affetto, oltre ad ospitarla e coccolarla, la nutre.
Menù della sera:
- Antipasto di pistacchi, tartine al salmone con burro, prosciutto e melone, salame in due varietà del tipo ungherese e salsiccia piccante.
- Primo di orecchiette al sugo di funghi, carne rimasta dalla polenta e brasato della sera precedente, cipolla, carote, pomodoro (bissato perché eccellente).
- Secondo di mozzarella e pomodori, con pane per fare scarpetta.
- Sorbetto al limone con possibilità di vodka (quest'ultima declinata a causa di un'intolleranza con radici in vecchi fasti tardoadolescenziali).
- Barbera in abbondanza.
Camilla, nella sua commossa riconoscenza, inizia a pensare che forse la cucineranno per ferragosto...
Camilla, invece, nonstante la sua superbia romana, è stata caldamente accolta da famiglia di amici della mamma che devono aver deciso che qua si sente sola e senza affetto. E Camilla la sera quando torna a casa, infatti, è contenta di aprire la porta e trovare qualcuno che la ascolta e che si interessa alla sua noiosissima giornata nella Grande Agenzia Giornalistica.
La famiglia, per manifestarle il suo incondizionato affetto, oltre ad ospitarla e coccolarla, la nutre.
Menù della sera:
- Antipasto di pistacchi, tartine al salmone con burro, prosciutto e melone, salame in due varietà del tipo ungherese e salsiccia piccante.
- Primo di orecchiette al sugo di funghi, carne rimasta dalla polenta e brasato della sera precedente, cipolla, carote, pomodoro (bissato perché eccellente).
- Secondo di mozzarella e pomodori, con pane per fare scarpetta.
- Sorbetto al limone con possibilità di vodka (quest'ultima declinata a causa di un'intolleranza con radici in vecchi fasti tardoadolescenziali).
- Barbera in abbondanza.
Camilla, nella sua commossa riconoscenza, inizia a pensare che forse la cucineranno per ferragosto...
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No zaino? No party
Quando una settimana fa si è imbarcata verso il Nord piovoso e inospitale, ha pensato che per preservare la piega dei sublimi nuovi capi di vestiario si sarebbe dovuta rassegnare al trolley. Ha abbandonato il fedele zainone acquistato nel lontano 1993 e ha riempito una sottospecie di sarcofago rosso. E ovviamente ha patito tutti i disagi che queste trappole vacanziere possono generare (con gli ulteriori sensi di colpa derivanti dal tradire la causa).
Oggi si è rifiutata di usarlo. Ha recuperato il suo amato zaino. Gli ha chiesto scusa (ci ha messo un po' a farsi perdonare) e lo ha rimpinzato di vestiti che adesso sono meravigliosamente spiegazzati.
Questo post è dedicato al mio zaino. Perché sappia che mai più partyrò senza di lui. Mai e poi mai.
Settimana namber tiu (dress paranoia)
Camilla inizierà domani la seconda settimana presso la Grande Agenzia Giornalistica e già alcune delle sue paranoie si sono un po' stemperate.
Nessuna rampante collega si aggirava in tailleur. Anzi. Ha visto un sacco di pantaloni tipo militare, maglioni di cotone che non sa se sono più larghi o stinti. Nessuna cravatta.
Superato lo shock Camilla ha pensato bene di andare anche lei molto sportiva domani. Ma sa che c'è Murphy in agguato: se sei overdressed tutti saranno scaciati. Se appena ti trascuri un attimo tutti attorno a te saranno da sfilata.
E quindi anche domani si vestirà carina e iperpresentabile per la buona pace sua e delle sue nevrosi.
Nessuna rampante collega si aggirava in tailleur. Anzi. Ha visto un sacco di pantaloni tipo militare, maglioni di cotone che non sa se sono più larghi o stinti. Nessuna cravatta.
Superato lo shock Camilla ha pensato bene di andare anche lei molto sportiva domani. Ma sa che c'è Murphy in agguato: se sei overdressed tutti saranno scaciati. Se appena ti trascuri un attimo tutti attorno a te saranno da sfilata.
E quindi anche domani si vestirà carina e iperpresentabile per la buona pace sua e delle sue nevrosi.
sabato 7 giugno 2008
Fashion Trip
Camilla in fondo è un po’ ipocondriaca. Lamenta i dolori dell’esilio e dopo quattro giorni è gia imbarcata verso casa, dopo essere sopravvissuta alla prima settimana nella sede milanese della Grande Agenzia Giornalistica.
È scoccato il passaggio sul Po ed è stato come la mezzanotte per Cenerentola: di colpo la giacca cool è diventata spiegazzata, la carrozza si è trasformata in un Eurostar e l’aria glamour degli altri passeggeri è svaporata.
Camilla ha anche visto riflesso nei finestrini del treno un ciuffo di capelli bianchi che non ricordava di avere.
Che una fashion immersion sia come un trip? Mezz’ora di estasi e il cervello bruciato per il resto della vita?
È scoccato il passaggio sul Po ed è stato come la mezzanotte per Cenerentola: di colpo la giacca cool è diventata spiegazzata, la carrozza si è trasformata in un Eurostar e l’aria glamour degli altri passeggeri è svaporata.
Camilla ha anche visto riflesso nei finestrini del treno un ciuffo di capelli bianchi che non ricordava di avere.
Che una fashion immersion sia come un trip? Mezz’ora di estasi e il cervello bruciato per il resto della vita?
giovedì 5 giugno 2008
Effetto Arrosto
Il mio ultimo grido in fatto di moda.
L'arrosto è una succulenta pietanza che si presenta, in ogni sua variante, in quasi
tutte le cucine del mondo. La variante italiana è avvolta da una retina. Alloro, salvia, rosmarino e odori vari sono così intrapolati con la carne, che esce facendo tanti piccoli bozzi a seconda di come gira il cordoncino arrotolato.
Milano è una città trendy per eccellenza. E questo oramai è noto.
Che Milano sia trendy implica che i milanesi (e in questo caso LE milanesi) si vestano trendy.
Ecco allora il pantalone a vita bassa iper aderente possibilmente con cinturone mozzafiato (nel senso che non si respira) che riduca di un paio di centimetri il giro vita.
Ma l'effetto arrosto è in agguato. E l'ignara milanese, anche la più magra, viene colpita: da sopra la cintura deborda inesorabile il bozzo di pancetta e la trasformara in succulenta pietanza.
Non resta che gridare.
p.s. Camilla si scusa per non essere riuscita a produrre l'appropriata documentazione fotografica, ma teme di venire aggredita mentre cerca di riprendere la ciccia oggetto delle sue riflessioni.
L'arrosto è una succulenta pietanza che si presenta, in ogni sua variante, in quasi
tutte le cucine del mondo. La variante italiana è avvolta da una retina. Alloro, salvia, rosmarino e odori vari sono così intrapolati con la carne, che esce facendo tanti piccoli bozzi a seconda di come gira il cordoncino arrotolato.
Milano è una città trendy per eccellenza. E questo oramai è noto.
Che Milano sia trendy implica che i milanesi (e in questo caso LE milanesi) si vestano trendy.
Ecco allora il pantalone a vita bassa iper aderente possibilmente con cinturone mozzafiato (nel senso che non si respira) che riduca di un paio di centimetri il giro vita.
Ma l'effetto arrosto è in agguato. E l'ignara milanese, anche la più magra, viene colpita: da sopra la cintura deborda inesorabile il bozzo di pancetta e la trasformara in succulenta pietanza.
Non resta che gridare.
p.s. Camilla si scusa per non essere riuscita a produrre l'appropriata documentazione fotografica, ma teme di venire aggredita mentre cerca di riprendere la ciccia oggetto delle sue riflessioni.
mercoledì 4 giugno 2008
Mastieri: Fashion PR
Modaioli di tutto il mondo, promuovetevi!
Oggi, tornando in metropolitana dalla Grande Agenzia Giornalistica, ho visto un annuncio: Corso di specializzazione per Fashion P.R.
E mi chiedevo, cosa significherà mai Fashion P.R.? Che imparo a relazionarmi con le mie scarpe e borsetta e mi auto organizzo un happy hour nell'armadio?
Già mi vedo:
"Ciao scarpa destra rossa, come stai? Sono contenta che hai fatto pace con la borsetta rosa. Capisco che cromaticamente non andate d'accordo, ma siete tinta unita e ho appena socializzato con una strepitosa giacca fantasia a fiori cangianti. E con voi tre insieme mi posso organizzare uno splendido happening addosso".
Sulla linea rossa ridacchiavo e scattavo fotografie col cellulare nell'indifferenza ostile degli altri passeggeri.
A casa ho fatto una breve ricerca e ho scoperto che il corso è innanzitutto un Master, dura 5 mesi per 400 ore, ma soprattutto che è organizzato dal prestigioso Istituto europeo di Design (Ied). Modica cifra di 2.000 euro di tassa di iscrizione a cui si sommano 8.500 euro di retta.
E allora, leggendo la presentazione, mi sono resa conto che si tratta di una figura un po' camaleontica ma fondamentale, meglio nota a Roma come addetto alle relazioni con il pubblico: dopotutto quello della moda è un settore che nel 2008 prevede ricavi per 70,2 milardi di euro. E qualcuno dovrà pur promuovere il sistema.
Me romana snob e ingenua.
Resta una domanda. Ma perché a Milano i lavori hanno un nome più bello?
Oggi, tornando in metropolitana dalla Grande Agenzia Giornalistica, ho visto un annuncio: Corso di specializzazione per Fashion P.R.
E mi chiedevo, cosa significherà mai Fashion P.R.? Che imparo a relazionarmi con le mie scarpe e borsetta e mi auto organizzo un happy hour nell'armadio?
Già mi vedo:
"Ciao scarpa destra rossa, come stai? Sono contenta che hai fatto pace con la borsetta rosa. Capisco che cromaticamente non andate d'accordo, ma siete tinta unita e ho appena socializzato con una strepitosa giacca fantasia a fiori cangianti. E con voi tre insieme mi posso organizzare uno splendido happening addosso".
Sulla linea rossa ridacchiavo e scattavo fotografie col cellulare nell'indifferenza ostile degli altri passeggeri.
A casa ho fatto una breve ricerca e ho scoperto che il corso è innanzitutto un Master, dura 5 mesi per 400 ore, ma soprattutto che è organizzato dal prestigioso Istituto europeo di Design (Ied). Modica cifra di 2.000 euro di tassa di iscrizione a cui si sommano 8.500 euro di retta.
E allora, leggendo la presentazione, mi sono resa conto che si tratta di una figura un po' camaleontica ma fondamentale, meglio nota a Roma come addetto alle relazioni con il pubblico: dopotutto quello della moda è un settore che nel 2008 prevede ricavi per 70,2 milardi di euro. E qualcuno dovrà pur promuovere il sistema.
Me romana snob e ingenua.
Resta una domanda. Ma perché a Milano i lavori hanno un nome più bello?
Pioggia
Al terzo giorno a Milano mi sveglio con un cielo bigio bigio.
Dalla finestra vedo una gru gialla e sento il rumore della pioggia.
Non che la pioggia romana sia meno triste, ma è la pioggia in generale che non rende felici. E lontano da casa sembra sempre che piova un pochino di più...
Dalla finestra vedo una gru gialla e sento il rumore della pioggia.
Non che la pioggia romana sia meno triste, ma è la pioggia in generale che non rende felici. E lontano da casa sembra sempre che piova un pochino di più...
martedì 3 giugno 2008
Lo sciacquone

Lo sciacquone dell'abitazione media milanese si distingue dallo sciacquone medio italico nel suo diverso meccanismo di rilascio dell'acqua. In tutto il mondo si usa premere un bottone (o due nei bagni più sofisticati). A Milano invece esiste la manopola. Come quella del rubinetto, solo che somiglia di più a quella del gas (vedere documentazione fotografica).
Il che genera nella sottoscritta una discreta dose di indecisione: se la giro poco esce meno acqua ma ci mette più tempo, se la apro tanto fa in un attimo ma mi sento in colpa perché ho la sensazione di incidere significativamente sulle risorse idriche del paese. E allora mi chiedo, e qui subentra la paranoia, in quale dei due casi consumo più acqua?
La Grande Agenzia Giornalistica che ha deciso di avermi temporaneamente nei suoi ranghi, invece, essendo più internescional ha un pulsante classico. Oltre ad essere il punto più trendy come design di interni di tutta la redazione: piastrelle blu scuro e porte in vetro opaco. Ma questo è un altro post.
Tornando allo sciacquone ho trovato una strepitosa pagina di wikipedia che mi sento in dovere di condividere:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sciacquone
Ma soprattutto ho trovato il blog che recensisce i bagni dei locali del regno...
http://losciacquonedargento.splinder.com/
Primo giorno di scuola
Inizio fra un paio di ore. Devo essere in redazione alle nove-nove e un quarto circa. E la mia unica preoccupazione è: cosa mi metto?
lunedì 2 giugno 2008
In viaggio
Sono appena partita e già mi sento molto esplorativa. Dato che manca ancora un po’ ad arrivare alla grande città del Nord mi sono dovuta limitare ad osservare le persone sedute intorno. Sempre le stesse da Roma: coppia di nonni con nipotina di sette anni. Padre di famiglia (si ok, ho ascoltato quello che si diceva al cellulare con la moglie ma era davvero difficile ignorarlo). Giapponese carina e con infradito dorate strafighe ai piedi. Giovane fanciulla non meglio identificata. Tardo trentenne decisamente abbondante.
Andando a Milano ho fatto le mie piccole scoperte:
1) che i bambini che non fanno casino e sembrano intelligenti sono persino simpatici
2) che è sempre meglio essere seduti accanto a delle bambine piuttosto che a dei maschi
3) che la metà della batteria del mio portatile dura esattamente un film (e quindi ne potrei vedere due, ma mi sono appena sparata “Il caso Mattei” di Rosi e un altro film non lo leggerei
4) che sono incline alla paranoia senza speranza quando, d’improvviso, mi è venuta la paura che qualcuno potesse rubare il mio trolley di chilogrammi 20+ (forse l’ansia per le spese citate nel post precedente e contenute nel trolley)
La partenza è stata serena. La valigia era pronta da due giorni. E comunque vale il principio che qualsiasi cosa possa avere scordato a casa me ne accorgeò quando sarà comunque troppo tardi.
Il Padre di famiglia, che mi stava seduto di fronte (e poi accanto quando a Firenze è cambiato il verso del treno), si è sparato almeno quattro panini con formaggio e prosciutto diffondendo un odore di suino nello scomparto al punto che, a quattro ore di distanza, ho ancora fame. Si è scolato una birra e poi si è fatto fuori due pastefrolle (la terza è nel sacchetto di plastica sul tavolo). Ed è pure magro.
Ore 16:21. Ho appena passato il Po. Sono ufficialmente al Nord. E Piove
La cosa che mi spaventa è la sera. Farò l’intellettuale alternativa e me ne andrò al cinema da sola? Mi guarderò le svariate ore di film e telefilm contenuti nella memoria del mio portatile? Continuo a fami domande di cui conosco già le risposte: rispettivamente sì e sì. Spero solo che, come accade a Roma, anche a Milano ci siano arene estive dove rivedersi tutti i film passati della scorsa stagione a quattro euro al massimo (pia illusione?).
Ore 16:23. Non so più come passare il tempo. Mi ero scordata di quanto fossero noiosi i viaggi in treno.
Andando a Milano ho fatto le mie piccole scoperte:
1) che i bambini che non fanno casino e sembrano intelligenti sono persino simpatici
2) che è sempre meglio essere seduti accanto a delle bambine piuttosto che a dei maschi
3) che la metà della batteria del mio portatile dura esattamente un film (e quindi ne potrei vedere due, ma mi sono appena sparata “Il caso Mattei” di Rosi e un altro film non lo leggerei
4) che sono incline alla paranoia senza speranza quando, d’improvviso, mi è venuta la paura che qualcuno potesse rubare il mio trolley di chilogrammi 20+ (forse l’ansia per le spese citate nel post precedente e contenute nel trolley)
La partenza è stata serena. La valigia era pronta da due giorni. E comunque vale il principio che qualsiasi cosa possa avere scordato a casa me ne accorgeò quando sarà comunque troppo tardi.
Il Padre di famiglia, che mi stava seduto di fronte (e poi accanto quando a Firenze è cambiato il verso del treno), si è sparato almeno quattro panini con formaggio e prosciutto diffondendo un odore di suino nello scomparto al punto che, a quattro ore di distanza, ho ancora fame. Si è scolato una birra e poi si è fatto fuori due pastefrolle (la terza è nel sacchetto di plastica sul tavolo). Ed è pure magro.
Ore 16:21. Ho appena passato il Po. Sono ufficialmente al Nord. E Piove
La cosa che mi spaventa è la sera. Farò l’intellettuale alternativa e me ne andrò al cinema da sola? Mi guarderò le svariate ore di film e telefilm contenuti nella memoria del mio portatile? Continuo a fami domande di cui conosco già le risposte: rispettivamente sì e sì. Spero solo che, come accade a Roma, anche a Milano ci siano arene estive dove rivedersi tutti i film passati della scorsa stagione a quattro euro al massimo (pia illusione?).
Ore 16:23. Non so più come passare il tempo. Mi ero scordata di quanto fossero noiosi i viaggi in treno.
Principio di un esilio
Parto oggi per Milano. Il lavoro chiama. E anche se si tratta di soli tre mesi mi chiedo come farò a sopravvivere in un ambiente lontano e straniero.
Gli indigeni saranno amichevoli? Diventerò una fashion addict? Le vocali mi si allargheranno in maniera sproporzionata? Guarderò un Bolognese e penserò: "Guarda un po' questo terrone"?
Nel frattempo ho già:
1) Ceduto a un trolley (miei nemici mortali. Avete vinto una battaglia ma non la guerra!)
2) Avuto una mezza crisi isterica quando un collega romano per scherzo mi ha fatto credere che avrei trovato tutte le donne nella redazione milanese in tailleur
3) Speso XXX euro in vestiti prima di partire (un ringraziamento speciale alla carta di credito di mia madre)
4) Pianificato di spendere altre XXX euro in scarpe (e daje sulla carta di credito di mia madre)
Alle 12.30 parte il treno.
Quasi quasi preferirei un cicchetto di cicuta...
Gli indigeni saranno amichevoli? Diventerò una fashion addict? Le vocali mi si allargheranno in maniera sproporzionata? Guarderò un Bolognese e penserò: "Guarda un po' questo terrone"?
Nel frattempo ho già:
1) Ceduto a un trolley (miei nemici mortali. Avete vinto una battaglia ma non la guerra!)
2) Avuto una mezza crisi isterica quando un collega romano per scherzo mi ha fatto credere che avrei trovato tutte le donne nella redazione milanese in tailleur
3) Speso XXX euro in vestiti prima di partire (un ringraziamento speciale alla carta di credito di mia madre)
4) Pianificato di spendere altre XXX euro in scarpe (e daje sulla carta di credito di mia madre)
Alle 12.30 parte il treno.
Quasi quasi preferirei un cicchetto di cicuta...
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